venerdì 24 settembre 2010



Commercio nelle grandi città, discount, prodotti tipici e sostenibili al centro  del convegno “Big&Small”

Rome Cavalieri Hilton di Roma, 4-5 novembre 2010


“Big&Small, le forme del commercio e della filiera agroalimentare”, in programma il 4 e il 5 novembre 2010 all’Hotel Hilton di Roma, è un appuntamento da non perdere per gli operatori della piccola e grande distribuzione alimentare e per tutti coloro che sono interessati ad entrare in rapporto con un settore che con 200 miliardi di euro di giro di affari è uno dei più importanti e strategici della nostra economia.

Big&Small è promosso da Methos in collaborazione con Agra editrice: tre gli appuntamenti in programma ai quali si prevede la partecipazione di circa 300 persone. Il primo nel pomeriggio di giovedì 4 novembre sul commercio nelle grandi città, coordinato da Mauro Loy di Methos, al quale, tra gli altri, hanno già assicurato la loro partecipazione l’amministratore delegato di Conad Camillo De Berardinis, l’assessore al Commercio del Comune di Roma Davide Bordoni, l’assessore al commercio del Comune di Firenze Dario Nardella, Albino Russo di Ancc-Coop, i professori Daniele Tirelli e Paolo De Nardis.

La prima giornata si concluderà con una serata di gala con tutti i relatori e gli operatori partecipanti. Venerdì 5 novembre sono in programma due workshop: il primo dedicato a Mercati rionali, farmer’s market, prodotti tipici e sostenibili che vedrà tra i relatori Angelo Arrigoni di Carrefour, Domenico Brisigotti di Coop e Paolo Palomba di Altromercato, mentre dalla Spagna arriverà il direttore della Boqueria di Barcellona, mercato al dettaglio tra i più importanti in Europa; il secondo sarà una riedizione degli incontri di successo organizzati negli anni passati da Agra per l’analisi e le prospettive del canale discount.

Questo incontro ha lo scopo di fare il punto su questo format a 18 anni dall’arrivo in Italia attraverso una relazione di Giuseppe Girelli di Nielsen che presenterà i nuovi dati sul canale cui seguiranno gli interventi di top manager di insegne discount come Carlo Ricci (Todis) e Patrizio Podini (MD) o come Andrea Tesini che per oltre 5 anni  come  responsabile della comunicazione di Lidl ha promosso l'insegna in Italia attraverso innovative  campagne pubblicitarie che hanno  coinvolto   i principali media.
COMMERCIO E INNOVAZIONE: LE NUOVE SFIDE PER LA CITTA' DI DOMANI
Intervento di Mauro Loy alla seconda edizione Big&Small 5/11/2009

Quest'anno la seconda edizione di Big&Small dal titolo "Commercio e Innovazione: le nuove sfide per la città di domani" vuole essere un appuntamento annuale per condividere nuove idee e strategie necessarie per affermare, ancora con più forza, il ruolo di Roma quale grande capitale europea, anche del commercio.
Auspico che con questo incontro si rafforzi l'impegno di tutti noi per unire le forze e non per disgregarle, con l'obiettivo di sviluppare nuove soluzioni, concrete e sostenibili, per Roma.
Vorrei iniziare ricordando alcuni dati presentati lo scorso anno che già delineavano importanti scenari:


  • Gli Ipermercati ed i Centri Commerciali, oltre ad essere gravati da costi di gestione molto alti, mostrano sempre più la loro inadeguatezza ai cambiamenti di comportamento del consumatore. La flessione dei consumi, infatti, ha investito in particolare le grandi strutture commerciali che hanno un'offerta rigida, con una forte componente di non food, il settore che ha registrato il calo delle vendite più forte. Oggi il format del Centro Commerciale pianificato, in contrapposizione a quello naturale, risulta agli occhi del cliente monotono e ripetitivo. Dovremo quindi riparlare da subito in chiave di marketing di centri urbani e di una loro rivalutazione. Formule come gli Outlet invece hanno intercettato i cambiamenti di comportamento del consumatore che non rinuncia alla qualità con un prezzo competitivo. Una formula questa che si potrà in futuro declinare per tutti i settori merceologici e non solo per l'abbigliamento come attualmente avviene nella quasi totalità dei casi.

  • Un secondo elemento di cui abbiamo discusso lo scorso anno è il ritorno ad una nuova forma di prossimità, dovuto non solo agli effetti della crisi e ad una effettiva diminuzione del potere d'acquisto, ma sopratutto ad un mutato atteggiamento da parte del consumatore. La prossimità permette infatti di controllare meglio il budget di spesa e di risparmiare tempo, evitando lunghi ed onerosi spostamenti; discriminanti queste valutate sempre più attentamente dal cliente finale che è orientato in maniera decisa alla velocità di spesa e al risparmio.

  • Le strutture di prossimità inoltre hanno la capacità di assolvere ad una funzione sociale di aggregazione, come emerge chiaramente dalle tesi del Big&Small 2008, dove era già stata focalizzata l'attenzione su questo fenomeno per contrapporlo al gigantismo di Ipermercati e Centri Commerciali. E' chiaro che la prossimità va reinterpretata, tutte le imprese, o quasi, stanno infatti cavalcando questa tendenza alla ricerca di nuovi modelli.

  • Infine a livello generale, abbiamo riscontrato una forte accelerazione dei cambiamenti nei comportamenti di spesa del consumatore. Il cliente è continuamente alla ricerca di nuove formule che soddisfino le sue esigenze. Per essere vincenti, bisogna anticipare i tempi.
Tornando ad oggi, la crisi permane anche se nel secondo trimestre del 2009 si registrano i primi segnali di ripresa economica e di fiducia, ma questo non produrrà effetti nei prossimi mesi sull'occupazione e sui consumi e comincerà ad incidere sulla ripresa dalla primavera del 2010. Nel mese di Agosto 2009, secondo una ricerca realizzata da ASTRA, con particolare riguardo all'alimentare, il 77% dei consumatori italiani dichiara per effetto della crisi di aver diminuito i propri consumi, ma in questo contesto complessivamente negativo, l'andamento dei consumi alimentari ha mostrato una maggiore tenuta, registrando una dinamica sicuramente migliore di quella della spesa complessiva. L'86% degli italiani infatti afferma di aver mantenuto stabile la qualità degli alimenti. Il dato più interessante che emerge è il rifiuto di un peggioramento qualitativo dei beni e dei servizi da parte del consumatore in cambio di prezzi più bassi.
Emerge, quindi, con chiarezza che la grandissima maggioranza della popolazione italiana ha mirato a ridurre il proprio tenore di vita senza rinunciare per quanto possibile alla qualità.
Si va quindi verso una ormai consolidata 'lower cost economy' e non si tratta di una condizione congiunturale, imposta dal minor reddito familiare disponibile, ma di un trend strutturale che sta modificando il modello di consumo. Questo conferma un'evidente polarizzazione del mercato orientato o al segmento basso o al segmento del lusso, il quale, pur registrando una flessione di vendite, aumenta di valore.
Tale tendenza si traduce in alcuni comportamenti concreti:

  • il boom dei prodotti a marchio del distributore che hanno sottratto quote ai prodotti di marca;

  • una crescita sia del format Supermercati, che del format Superstore, ma il canale che ha registrato gli incrementi maggiori negli ultimi due anni è il discount;

  • un calo delle vendite degli Ipermercati che risentono sopratutto della caduta degli acquisti nel settore non alimentare (-9/10% sull'anno precedente);

  • positivo anche l'andamento degli Specialisti Casa (pur considerando la loro limitata incidenza sul totale del mercato), ma sicuramente rappresentano un format destinato a conquistare uno spazio crescente;
In questa situazione di difficoltà complessiva aumenta la concorrenza tra le insegne, che investono fortemente nelle attività promozionali, e continua la crescita della GDO a scapito dei negozi tradizionali.
Ciò denuncia una profonda crisi di sistema che richiede interventi decisivi da attuare con tempestività.
Per questo vanno identificate nuove soluzioni strategiche che permettano di cogliere le opportunità di trasformazione derivanti dal cambiamento, tutte le aziende infatti ricercano nuovi formati di vendita.
In questo quadro complessivo nasce il Primo rapporto generale ed analisi di marketing dei mercati giornalieri di Roma.
Lo studio è centrato sui mercati rionali in sede fissa tenendo conto della loro funzione socioeconomica rispetto al territorio di appartenenza.
Sono stati quindi visitati tutti, compresi i siti chiusi o incerti, per approfondirne le singole caratteristiche.
Nell'analisi i mercati sono stati considerati come una rete distributiva autonoma e raggruppati in microsistemi commerciali attraverso una metodologia esclusiva basata sul marketing territoriale.
Gli elementi valutati fanno riferimento, in particolare, a queste caratteristiche:

  • Viabilità

  • Struttura urbanistica

  • Abitudini di consumo e target di riferimento

  • Numero di residenti e indici di reddito

  • Stima del Fatturato dei singoli banchi

  • Consumi del bacino per merceologie

  • Attività commerciali e di servizio presenti nell'area - stima del fatturato
L'analisi ha tenuto quindi conto della concorrenza verticale che è stata totalmente catalogata, unendo alla conoscenza diretta dei punti vendita, dati statistici ed informazioni dettagliate sul mercato.
I mercati sono presenti in tutte le aree della città, molti dei quali godono di un'ottima e redditizia ubicazione.
E' chiaro che seppur molto diversi tra loro per dimensioni e servizi offerti sono maggiormente concentrati nelle aree del centro storico da cui deriva una maggiore penetrazione di mercato, spesso dovuta solo alla quantità di offerta sovrabbondante al mercato dei consumi.
Se confrontiamo questo dato con le incidenze di acquisto in una struttura moderna vediamo come alcune merceologie sono molto omologate fra loro e in sovrabbondanza in rapporto alla domanda, ad esempio l'ortofrutta.
Le quote hanno forti oscillazioni da circoscrizione a circoscrizione dovute all'aspetto qualitativo e quantitativo dell'offerta per un dato generale medio del 18% - 20% del mercato totale. Rapportato agli altri canali di vendita il dato di penetrazione media è ancora interessante.
Il dato precedente inoltre dimostra che non vi è un posizionamento univoco e ciò determina una mancanza di riconoscibilità agli occhi dei consumatori che invece è propria di altri canali distributivi.
L'analisi denota inoltre che i mercati residui sono interessanti, la maggior parte di loro infatti, sopratutto ovviamente coperti e plateatici, hanno ampi margini di recupero in quote di vendita.
La grande distribuzione ha una redditività media per metro quadro che se rapportata sopratutto sulle aree coperte o scoperte dei mercati denota una produttività a mq. del 30% superiore rispetto alla stessa metratura impegnata nei mercati.
Altro dato che vogliamo sottolineare è rappresentato dagli orari di apertura.
La mancanza di omogeneità nell'interpretare il servizio e l'orario di chiusura alle 14 per l'87% dei mercati, dimostrano chiaramente che siamo in presenza di un sistema di vendita non performante, in quanto non intercetta l'interezza della platea dei consumatori.
Nel nuovo scenario, caratterizzato dall'evoluzione della domanda di beni e servizi, i mercati rionali devono adeguarsi alle mutate esigenze de consumatore, per porre rimedio ad alcuni limiti nell'offerta commerciale, di servizi e nell'organizzazione che presentano allo stato attuale.
E' necessario, quindi, trovare un nuovo modello che ridefinisca in modo chiaro e netto il posizionamento nello scenario distributivo.
Il mercato rionale va visto oggi nel più ampio contesto della vendita e del servizio al cliente, solo così, definendo il suo ruolo in base ad una specifica funzione d'uso, potrà avere pari opportunità competitive rispetto agli altri canali di vendita.
Il rinnovamento dei mercati, però, non può essere guidato solo da una logica di ristrutturazione in chiave urbanistico-localizzativa (immobiliare) ma lo sviluppo deve essere armonico e passare sopratutto attraverso l'adeguamento ed il completamento dell'offerta, dei servizi e della comunicazione della propria identità rinnovata e vicina alle esigenze dei consumatori. 
E' sempre più importante che il mercato rionale ritrovi, attraverso un moderno approccio di marketing, la funzione fondamentale di proporre un'alternativa, non solo di prezzo, all'offerta della distribuzione moderna. Ne ha tutte le potenzialità.
Le destinazioni degli attuali mercati devono conservare la loro vocazione prevalentemente alimentare, integrata da un'offerta di servizi, oppure devono essere modificate, adattandole alla vocazione del quartiere in cui la struttura è localizzata.
Tutti gli indicatori ci aiutano a delineare il format su cui costruire il mercato del futuro che vorrei per punti illustrarvi:

Nel Layout

  • l'Ambiente piazza: uno spazio aperto, caratterizzato non da chioschi ma che dia al consumatore un immediato concetto della vastità d'offerta e gli faccia rivivere il piacere della scelta, integrato con il quartiere, in un luogo che favorisca, con attività di servizio e ristorazione, la permanenza del cliente.

  • L'Illuminazione e i percorsi per i nuovi mercati devono infatti trattenere, anzi, esaltare i plus vincenti che ancora oggi sono presenti nell'evocativo del consumatore.

  • Sono ormai superate le dimensioni del banco tipo, che spesso è omologato per offerta al banco accanto.

  • Orario lungo, fino a 12 ore al giorno ed oltre, per adeguarsi alle mutate esigenze e per far vivere il mercato durante l'intero arco della giornata, sopratutto alcune localizzazioni centrali a vocazione turistica e/o di movimento commerciale gravitante.

  • Alcuni mercati oggi in sede impropria o in condizioni di rivisitazione del sito che hanno buone caratteristiche per posizionamento, offerta e mercato di riferimento, devono essere adeguati con strutture mobili e colonnine a scomparsa; questo per favorire lo stazionamento, il decoro urbano e la catena del freddo.

 Nelle merceologie

  • Le eccellenze agro-alimentari e i prodotti tipici in generale devono ritrovare il loro luogo ideale nei banchi del mercato con ampie specializzazioni di nicchia e questo deve avvenire, come detto sopra, attraverso un sistema dove gli operatori possano programmare e gestire insieme i flussi di prodotto con accordi specifici di filiera.

  • Le attività di ristorazione sono assolutamente in linea con l'evoluzione del consumatore che oggi ha aumentato la frequenza dei pasti fuori casa.

  • Va favorita la specializzazione in relazione al contesto urbano, alcuni esempi sono i mercati di Testaccio per le scarpe, l'Esquilino per ''l'etnico''.

  • Associare gli operatori, almeno per reparti merceologici, riducendo la concorrenza interna e permettendo una maggiore programmazione/organizzazione per i dettaglianti.

Nei Servizi

  • Parcheggi

  • Baby parking, asilo

  • Tempo Libero e cura della persona

Nella Logistica

Altro aspetto fondamentale è la logistica dove bisogna favorire accordi comuni di filiera in grado di realizzare economie di scala che permettano l'abbattimento dei costi che incidono nella costruzione del prezzo.
Inoltre occorrono anche programmazione e servizi comuni.
Tutte le parti in causa devono giocare un ruolo attivo e condiviso nella definizione di questi progetti.
Gli operatori commerciali devono essere non solo dei concessionari ma imprenditori, con un comune denominatore, lo sviluppo della propria attività di vendita.
Per rendere effettivamente gli operatori commerciali i primi promotori del cambiamento è importante che entrino nei processi di rinnovamento fin dalle prime battute del progetto, anche in partecipazioni societarie.
La partecipazione e l'attenzione degli operatori ai temi trattati oggi è la testimonianza che esista una via percorribile, fatta di sviluppo e di risposte concrete alle problematiche commerciali in modo particolare quando si opera in un mercato maturo come questo analizzato.
Tre infine sono i temi che vorrei prendere in esame per completare il quadro dei nuovi scenari di sviluppo, ovvero:

  • Le centralità

  • Le aree di recupero urbano

  • I poli d'attrazione


  1. Riguardo le nuove centralità prendiamo ad esempio un progetto come la centralità della Storta che dovrebbe avere una capacità insediativa di 150.000 mq di SUL e che è proposta come promotrice della riqualificazione dell'area a sostegno della mobilità e dei sistemi ambientale ed insediativo. Al suo interno è auspicabile la realizzazione di un parco commerciale con caratteristiche di prossimità e sostenibilità, un parco quindi che non dovrà generare solo attrazione ma essere al servizio del quartiere aumentandone la vivibilità e riducendo gli spostamenti per i residenti. Le nuove strutture commerciali da inserire dovranno essere ben calibrate, per tipologia e dimensioni, alla residenzialità specifica del nuovo quartiere in cui sorgeranno.

  2. Aree di recupero urbano: numerose sono a Roma le localizzazioni che versano attualmente in uno stato di degrado ed abbandono, e/o comunque necessitano di essere rielaborate dalla loro originaria destinazione, quindi "ricucite" con il tessuto urbano. Questi 'non luoghi' per ritornare 'luoghi', devono ritrovare la loro funzione per la collettività. Sono una grande opportunità per rivitalizzare un quartiere, in un'ottica di accoglienza e vivibilità per il cittadino e di piacevole permanenza per il viaggiatore. Gli interventi di recupero di questi luoghi devono essere finalizzati quindi alla realizzazione di strutture per migliorare, completare ed esaltare le peculiarità dei siti, quali le terme di Roma o il palazzo dell'antiquariato.

  3. I Poli d'attrazione invece non devono, ovviamente, svolgere un servizio di prossimità, ma devono attrarre flussi di consumatori oltre i confini di appartenenza. I Poli attrattivi però non devono essere intesi come Centri Commerciali che, come dicevamo prima, mostrano sempre più la loro inadeguatezza nel mutato scenario, ma semmai una loro evoluzione generazionale. Devono essere dei grandi poli di aggregazione 'tematica' progettati nell'ottica di offrire al cliente, per completezza di offerta e di servizio, tutto ciò che riguarda una tipologia di bisogno, dal  tempo libero alla casa, dalla cura del corpo al collezionismo e all'antiquariato, dove senza tema di smentita concorrenti uguali si confronteranno nella nicchia e nel generale, nel prezzo e nella qualità, nelle idee e negli assortimenti, offrendo al consumatore la più ampia gamma di soluzioni e di servizi tipici o indotti. Con grande attenzione quindi alla localizzazione, alla viabilità d'insieme, alla aggregazione commerciale del sito. Oltre al bisogno specifico, il piacere, la socialità, la condivisione di interessi, passioni ed emozioni rappresentano ormai elementi irrinunciabili da perseguire. Per queste ragioni il Polo Tematico sarà il nuovo grande protagonista dei nostri giorni, un luogo nel quale coniugare socialità e vivibilità declinate nelle differenti specializzazioni di settore e in accordo con i bisogni dei singoli. 
A conclusione di questo mio intervento auspico che il sistema mercatale romano possa diventare una fucina per un nuovo format in grado di coniugare professionalità, sostenibilità e valore aggiunto al territorio. 

OLTRE L'IPERMERCATO,
LE OPPORTUNITA' DI NUOVO SVILUPPO
Intervento di Mauro Loy alla prima tavola rotonda Big&Small, 23/10/2008


È finita un’ epoca durata oltre 30 anni, iniziata nel 1972 con il primo Carrefour a Carugate, fase storica che ha coperto la penisola con ipermercati e Centri Commerciali.
La novità  ha cambiato il tessuto commerciale ed urbanistico, perché l’ idea importata troppo spesso non è stata contemperata dalla dovuta attenzione alle particolarità italiane.
Oggi la riflessione, il focus, è sul futuro di questa formula, e di un certo modo di fare commercio, non per sostituirlo ma per affiancare idee, percorsi, format nuovi più vicini al cliente italiano. Di sicuro la contingenza delinea scenari diversi da quelli degli anni settanta e successivi.
I  consumi sono fermi, con preoccupanti recessioni in molti comparti, l’ inflazione di settore è oltre la crescita.
A Roma negli anni ’80, in una situazione socio economica totalmente diversa da quella attuale, sono stati ipotizzati i Centri Commerciali “metropolitani”, che sono stati aperti solo negli ultimi anniscenari cambiati, completamente diversi, si pensi solamente alla diversa struttura demografica del Paese e della Città, o al ritardo di realizzazione delle infrastrutture collegate. con
La città vede iniziative con forte omologazione concettuale che hanno portato alla realizzazione di centri fotocopia, non luoghi, potremo dire, senza distintività. Le dimensioni di questi  centri spaventano il cliente, la banalizzazione dell’ offerta lo allontana e si rivolge ad altre strutture per i suoi acquisti.
La burocrazia ha ucciso lo sviluppo e ha illuso che non ci fossero cambiamenti, il cambiamento è invece l’unica certezza nel nostro business:
       Cambia il cliente: la sua capacità di spesa e la sua sensibilità
       Cambiano le città: ad esempio nuovi quartieri e traffico asfissiante
       Cambiano i costi: l’energia in primis, che ha intaccato in modo pesante il Conto Economico di industria e distributori.
Il mercato non cresce e, per contro, aumentano i concorrenti orizzontali e verticali, e molto spesso anche quelli anomali, che comunque “pescano” dallo stesso portafoglio!
Tutto è più complesso, tutto si svolge in tempi sempre più ristretti.

È ritornata la prossimità: vicina e conveniente.
Il piccolo supermercato, o il discount, sotto casa dove il prezzo non è sempre più alto che all’iper, consente di fare la spesa quotidiana senza costi di trasporto, perdite di tempo, inutili stoccaggi. E nel conto, il consumatore, ci mette tutto: il prezzo del prodotto è solo uno dei tanti elementi che determinano la convenienza.
La crisi ha generato “simulazioni” di comportamenti anti crisi e reazioni da parte del cliente che ha trovato in alcune formule o canali le risposte al nuovo modo di fare gli acquisti.
Il discount è una di queste: è conveniente, vicino, pratico e veloce, nelle sue varie forme, è anche una risposta della distribuzione al cambiamento di scenario: in meno metri e con meno costi soddisfa il cliente.
Il Retail park può essere un’ altra risposta della GDO alla crisi del Centro Commerciale perché, pur perseguendo finalità simili, lascia maggior libertà di visita al cliente, con costi di impianto sostenibili per i distributori.
Attenzione però a non far confusione: non tutti i discount sono uguali, non tutti hanno fatto lo stesso percorso di avvicinamento, anche fisico, al cliente.
Così come parlare svedese non è automaticamente la risposta alle domande di convenienza e qualità del cliente: bisogna avere grandi abilità per declinare la propria formula nel nostro mercato.
Per questo formule come il Superstore mantengono prestazioni eccellenti anche in questa situazione di crisi dei consumi.
Quindi la chiave rimane ascoltare il cliente e dargli risposte corrette e coerenti.
In questa situazione la struttura economica delle aziende della distribuzione si è evoluta per creare nuovi equilibri di Conto Economico, intaccato da:
       Maggior concorrenza, a parità di mercato
       Maggior pressione promozionale, con “sacrifici” di margine sempre più pesanti, di cui peraltro il cliente è stanco ed a cui non “ abbocca” più!
       Maggiori criticità nei rapporti con l’industria, che non vuole più risolvere i problemi della GDO con anticipi di premi e sconti di cui ormai beneficeranno i nipoti del compratore interessato! La guerra tra listino (industria) e prezzi al pubblico (retail) è sempre aperta.
Tutti gli attori della distribuzione cercano, speriamo, nuove risposte alla ricerca del Margine Lordo perduto:
prodotti a marchio, che crescono più del mercato ed hanno una quota media nazionale intorno al 13%, ma alcune catene sono già oltre il 20%.
acquisti in filiera, per diminuire i passaggi.
aste on line, per abbattere i costi.
scontistica personalizzata, e legata a vere attività di co -marketing.
Il mercato ha bisogno di nuovi format strettamente connessi alla nostra tipologia urbana e sociale, i modelli importati hanno mostrato tutti i  loro limiti: sono arrivati già vecchi, inseriti in contesti sociali ed urbani diversi da quelli originari, e, non ultimo in un sistema normativo – autorizzativo – come quello italiano che ha dilatato a dismisura i tempi di realizzazione.
Bisogna dare risposte - semplici- alle esigenze del cliente:
       rivisitando, rivitalizzando, forme di commercio cosiddetto  “tradizionale”.
       Analizzando e controllando la filiera, quella corta!
       Costruendo una nuova cultura del commercio.
       Attenzione però a nuove “tentazioni” esotiche: i Farmer Market negli USA hanno dietro sistemi produttivi sconfinati, noi produciamo in aree estremamente parcellizzate e con individualismi spesso insuperabili. La dimensione media delle aziende agricole USA è almeno 10 volte quella di quelle italiane!
Il  cliente sta abbandonando l’iper ed ha trasformato il CC in luogo di passeggiata e non di acquisti: il c.d. turismo commerciale è la risposta di un cliente deluso e che fugge da ogni tentazione di acquisto per cercare, magari, solo un luogo per stare freschi in un afoso pomeriggio estivo.
I Centri Commerciali  metropolitani romani sono giganti addormentati in attesa di una rinascita economica e dei consumi.
In attesa dobbiamo lavorare su ciò che anche oggi è, per missione, vicino al cliente, conveniente, genuino.

La proposta passa quindi per tre vie:

Prossimità
       Nei nuovi quartieri il commercio deve portare vita, sicurezza, nuovo slancio al sociale, non creare strutture avulse che portano al quartiere solo traffico ed inquinamento.
       Non si deve distruggere il tessuto commerciale ma lavorare per valorizzare ed armonizzare tutte le componenti del sistema, dalla GDO al mercato rionale.
       Il centro città senza commercio diventa museo, le periferie dormitori vuoti e pericolosi.
       Prima i luoghi di aggregazione erano semplici ed immediati (piazze, oratori, ecc.) oggi dove ci si aggrega, nei Centri Commerciali?

Mercati
       Roma ha 136 mercati il 30% almeno gode di ottime posizioni e si possono rimettere in gioco.
       La città ha strutture da valorizzare, come il CAR per esempio, per offrire approvvigionamenti e logistica. Filiera corta e prodotti tipici e locali sono pronti ad entrare in campo, se ben orchestrati.
       Non si può più affrontare il commercio solo in termini immobiliari, ma il tema del rinnovamento dei mercati deve svilupparsi armonicamente sia in senso commerciale che urbanistico.
       Dobbiamo affrontare subito cambiamenti normativi per salvaguardare un settore fondamentale per il commercio e per il consumatore, per ridare al mercato il ruolo che gli compete.

Retail Park
       Il Centro Commerciale ha costi di locazione e gestione insostenibili, il retail park offre una valida alternativa, molto gradita al cliente.
       È indispensabile inquadrarli correttamente dal punto di vista urbanistico per avere subito infrastrutture corrette per il cliente e la logistica.
Le infrastrutture devono essere realizzate prima delle aperture e non successivamente, è fondamentale non ripetere gli errori a cui abbiamo assistito in passato.

I mercati rionali: un valore da recuperare:
       Devono rimanere tradizionali e genuine nel rapporto con il cliente
       Specializzati e vicino alla filiera locale e tipica
       Integrati al sistema logistico e di rifornimento locale
       Senza più inutili personalismi ma con aggregati, totali o parziali solo su attività come acquisti o promozione, uniti in Società (Sas) e/o consorzi per valorizzare i siti, attuare subito le modifiche normative necessarie a attuare il cambiamento.
       Nei nuovi mercati più spazio a tempo libero, ristorazione e artigianato
Abbiamo lanciato alcuni spunti di riflessione per un nuovo e armonico, deve essere armonico, sviluppo del commercio.
Auspichiamo che la politica possa condividere l’ obbiettivo di dare supporto e guida ad un commercio utile alla città, attraente per i consumatori e stimolante per i turisti.
Questo si trasformerà in grande vantaggio per tutti gli imprenditori del settore